Storytime,  TDM

Come ho quasi dormito in Inghilterra nel 2003

Il titolo è leggermente esagerato ma mi permette di fare una strizzatina d’occhio a quest’altra storia in Svezia.

Un piccolo ripasso di un aneddoto diuno dei miei primissimi viaggi all’estero nel 2003.

Per la piccola storia nella piccola storia: due anni dopo ho raccontato questo aneddoto nel mio saggio di maturità francese e ho ottenuto 17/20 🙂

Un po’ di background: è il luglio 2003, i miei genitori mi offrono un soggiorno linguistico di 3 settimane a Folkestone nel sud dell’Inghilterra.

Ho 15 anni ed è uno dei miei primissimi viaggi all’estero. Finora ho orgogliosamente attraversato il confine belga per un matrimonio nelle Ardenne e sono stato due volte in Germania (in gita scolastica e poi in vacanza con i cugini).

Questa volta andrò davvero all’avventura perché dovrò unirmi a una famiglia ospitante che non ho mai conosciuto. Ho a malapena due anni di inglese alle spalle (ho fatto LV1 di tedesco…) e gli anni di 4° e 3° non sono stati i più gloriosi del mio percorso scolastico, tanto che a parte “Hello”, “Thank you” e “Goodbye”, non so dire molto.

Non ne sono più sicura, ma credo che mio padre mi abbia accompagnato a Parigi per mettermi sul treno per Lille. A Lille cambio treno, passo sotto la Manica per arrivare a Dover.

A Dover, l’organizzazione che offriva il soggiorno linguistico ci ha offerto un taxi per portarci direttamente a Folkestone dalla famiglia ospitante. Poiché il corso di lingua rappresentava un notevole sforzo finanziario per i miei genitori, avevamo deciso che avrei preso il treno da Dover a Folkestone e da lì avrei preso un taxi. Questo farà risparmiare un sacco di soldi.

Vado alla biglietteria per comprare il mio biglietto e recito febbrilmente la frase che avevo imparato a memoria. Poi la ragazza della biglietteria mi fa una domanda. Di fronte alla mia incomprensione, finisce per vendermi il biglietto, con aria seccata. In retrospettiva penso che mi abbia semplicemente chiesto se volevo un biglietto “singolo” o “di ritorno” :D.

Arrivo a Folkestone e devo aspettare un po’ prima di trovare un taxi. È una piccola stazione di periferia, non è affollata. Mostro l’indirizzo al taxi, salgo e scopro il traffico guidando a sinistra. Mi lascia qualche minuto dopo davanti alla mia pensione. Riesco a raggiungere la mia destinazione, sono uno chef.

Busso alla porta. Nessuno lo apre… Il tassista che aspetta gentilmente di controllare che tutto sia a posto sembra chiedermi se c’è un problema. Siccome sento la televisione attraverso la porta non mi preoccupo, gli faccio segno che va tutto bene e lui se ne va.

Busso di nuovo alla porta, ancora niente… Dopo qualche altra attesa ed esitazione, decido di aprire la porta. Mi trovo poi faccia a faccia con una donna che sembra molto sorpresa di vedere un estraneo in casa sua 😀 Dopo aver controllato, non è il mio ospite!

Ne esco un po’ preso alla sprovvista. L’indirizzo sembra essere corretto!

Come promemoria siamo nel 2003 e i mezzi di comunicazione non sono quelli di oggi. Ho una semplice scheda telefonica per chiamare mia madre in caso di emergenza. Poiché non vedo come potrebbe aiutarmi, preferisco non chiamarla, potrebbe preoccuparsi.

A questo punto, non ho idea di cosa posso fare. Supero alcune persone a cui chiedo indicazioni mostrando l’indirizzo che ho. Tutti confermano che questa è la casa da cui provengo.

Comincio a vagare per le strade sperando in qualche aiuto provvidenziale.

E quell’aiuto arriverà 😀

Passo davanti a una casa dove una donna sta falciando il suo prato. Non so se è stato il mio sguardo che chiedeva aiuto o la vista di un bambino perso con la sua valigia a chiamarlo. Comunque, lei si avvicina a me e io riesco a spiegarle – in qualche modo – la situazione. Poi prende il foglio con i contatti dei miei padroni di casa e li chiama. Arriveranno a piedi qualche minuto dopo, sono salvo!

La spiegazione è semplicemente che c’era un piccolo errore nell’indirizzo che mi era stato dato. A Folkestone ci sono strade che finiscono in vicoli ciechi. In questo caso c’è la parola “close” alla fine dell’indirizzo. La sottigliezza è che ci può essere esattamente lo stesso indirizzo a pochi isolati di distanza senza il “vicino”. L’organismo ha dimenticato di menzionare il “vicino” 😀

Dopo questo evento, il soggiorno è andato molto bene e 17 anni dopo, rimane un ottimo ricordo.

Lascia una risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *